L’eccitazione d’inizio festival trova un primo canale di sfogo nel debutto sul grande palco dei pugliesi Eels on Heels, che ci catapulta in un gotico universo musicale, abrasivo e pulsante come una corsa in metropolitana.

Il loro mix di noise e musica industriale colpisce per l’attualità e la prepotenza del sound, il dispiego di forze e strumenti, ancor più per la giovane età dei musicisti. Si inneggia ad un archetipico ballo tribale, lo stesso che continuerà a far tremare lo stadio, ormai pronto ad accogliere i ritmi della serata all’insegna di una world music in cerca di contaminazione.

La talentuosa Emel Mathlouthi rilegge il traditional Ederlezi persino meglio, forse, del caro Goran Bregovic, per poi terminare con efficaci inserti elettronici che portano direttamente in Tunisia le piste da ballo delle grandi metropoli. Poi le ritmiche berbere degli impeccabiliOudaden penetrano sotto pelle, mostrandoci uno scorcio di Marocco. Difficile, ormai, fermare il flusso verso il dance-floor. Zina sono pronti per uno show che coinvolge, anche qui, con la fusione di suoni sintetici e musiche del Mediterraneo.

Immancabile la conferma dei Sud Sound System che sopportano il peso del leone Jimmy Cliff, immortalandosi nella festa che ha preceduto la sua vibrante performance. Quando sale sul palco il Re del reggae, accompagnato da professionisti degni dell’imponente amplificazione, la serata diventa un vortice in ascesa.

Il leader carismatico passa da un singolo all’altro regalandoci un grande concerto, ma anche l’essenza di una filosofia di vita, di un modo di sentire le cose; e non della religione Rastafari, come ha spiegato in conferenza stampa. Dallo ska al rock steady al reggae, le good vibrations di un amore senza catene.