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ALLA PRESIDENZA DEL CUSI ELETTO ANTONIO DIMA


     Il salentino Antonio Dima, sessantaquattro anni, è il nuovo presidente del Centro universitario sportivo italiano per il prossimo quadriennio olimpico. Dima succede al salernitano Lorenzo Lentini alla guida del Cusi, l’organo centrale federale, che dal 1946 ha il compito di promuovere la pratica sportiva tra gli studenti universitari. Nel salone d’onore del Coni i delegati dei cinquantuno Cus (uno per ogni città sede di università) lo hanno eletto nel corso della diciassettesima Assemblea federale, che ha anche votato il Presidente del Cus Lecce Roberto Rella come Consigliere federale del Cusi.

     Il salentino Antonio Dima, sessantaquattro anni, è il nuovo presidente del Centro universitario sportivo italiano per il prossimo quadriennio olimpico. Dima succede al salernitano Lorenzo Lentini alla guida del Cusi, l’organo centrale federale, che dal 1946 ha il compito di promuovere la pratica sportiva tra gli studenti universitari. Nel salone d’onore del Coni i delegati dei cinquantuno Cus (uno per ogni città sede di università) lo hanno eletto nel corso della diciassettesima Assemblea federale, che ha anche votato il Presidente del Cus Lecce Roberto Rella come Consigliere federale del Cusi.

     L’elezione alla massima carica del Cusi rappresenta il vertice di una carriera sempre in crescendo, che inizia con oltre quindici anni al timone del Cus Lecce e altri venti abbondanti nel Cusi come segretario generale. E passa attraverso l’incontro con personalità di riferimento del mondo sportivo locale e nazionale. Mario Stasi, Ignazio Lojacono, Leonardo Coiana.

     Mario Stasi (o meglio l’ingegnere, come lo chiamavano tutti) fondò il Centro universitario sportivo a Lecce nel 1967 e ne diventò il primo presidente. Gli anni successivi rappresentarono per tanti giovani il tempo della partecipazione e dell’impegno, che si traduceva anche nel volontariato presso la polisportiva dell’ateneo. Stasi intravide nel giovanissimo Antonio Dima, studente universitario con la passione per il calcio, le qualità giuste per raccogliere la sua eredità come dirigente sportivo e lo volle accanto a sé nella conduzione del Cus Lecce. Antonio Dima lo ha sempre considerato un secondo padre, oltre che uno dei suoi maestri di vita e di sport.

     Ignazio Lojacono e Leonardo Coiana furono gli inevitabili e fortunati incroci successivi, quando Antonio Dima iniziò a frequentare il Cusi per ragioni istituzionali, essendo nel frattempo diventato presidente del Cus Lecce. Negli ambienti romani si fece notare e apprezzare per impegno e capacità. Ben presto fu chiamato a fare parte dapprima del Consiglio federale e successivamente della Giunta esecutiva dell’ente sportivo universitario.

     Dopo il necessario apprendistato accanto a figure del calibro di Primo Nebiolo e Mario Pescante, fu con l’elezione del cagliaritano Leonardo Coiana (che succedette al barese Ignazio Lojacono) alla massima carica del Cusi che il cursus honorum di Dima spiccò definitivamente il volo, da homo novus senza l’appoggio di sponsor politici o potentati economici alle spalle. Coiana, un vero e proprio mentore per il manager salentino, lo volle fortemente al suo fianco come segretario generale del Cusi. In questo ruolo Antonio Dima è cresciuto professionalmente, maturando un’esperienza più che ventennale e la sua candidatura alla presidenza non rappresenta altro che la logica e naturale conclusione della parabola. Perché Antonio Dima è un dirigente umile, ma capace e preparato, sobrio e al tempo stesso entusiasta e tenace. Insomma l’uomo adatto a mantenere la macchina dello sport universitario nazionale efficiente e al passo dei tempi, lui che del Cusi conosce perfettamente i complessi meccanismi di funzionamento. E i delegati dei Cus italiani tutto questo lo sanno bene, se lo hanno eletto a grande maggioranza con 141 voti.

     Cambiare il Cusi, riformandolo nella continuità sarà il principio informatore della sua presidenza. A partire dallo Statuto, che andrà rinnovato in alcune parti, snellendo gli organi interni e nel contempo rafforzando la presenza sul territorio nelle periferie. Il programma prevede il ringiovanimento dei quadri dirigenziali, attingendo a nuove risorse fisiche e intellettuali provenienti dal genere femminile in misura maggiore rispetto al passato.  L’obiettivo dichiarato è di rinsaldare i rapporti con il Coni, traghettando il Cusi nel nuovo ruolo di Federazione dello sport universitario e insieme con il Miur e la Crui, trasformando i Cus in Dipartimenti dello sport in seno ai vari Atenei. Sarà necessario potenziare l’organico sia in senso quantitativo che qualitativo, finalizzandone la formazione allo sviluppo di nuova progettualità. Occorrerà istituire una Commissione scientifica, che si occupi di ricerca applicata allo sport. Tutto questo andrà realizzato e comunicato al meglio, partendo dalla solida base rappresentata dalle conoscenze del presente e coniugando le esperienze del passato con le necessità del futuro.


cus_lecce , 28/11/2019

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